Inchiku autocostruiti.
Inviato: 26 dic 2012, 11:28
INCHIKU AUTOCOSTRUITI
Dopo il terzo inchiku che avevo lasciato sul fondo assieme ad una cinquantina di metri di multifibre cominciai a fare il conto di quanto mi stava costando quella mattinata di pesca con gli artificiali.
Rifeci il terminale ed attaccai l’ultimo inchiku, innescai gli ami con due quadratini di mantello di calamaro e lo calai sul fondo.
Lo sollevavo e lo facevo ricalare, lentamente, come mi avevano spiegato e proprio durante questo movimento, avvertii con immediatezza che un pesce era rimasto allamato, dopo una breve lotta un pagello di quasi un chilo finì a pagliolo, era il terzo oltre ad uno scorfanone ed una tanuta di un chilo e mezzo, indubbiamente una bella pescata.
Anche Lucio, mio compagno di pesca, ne aveva presi tre di cui uno sopra i due chili, ma anche lui aveva lasciato sul fondo due artificiali.
Non passò un’ora che anche il quarto inchiku restasse impigliato su fondo, nonostante tutti i tentativi non ne volle sapere di liberarsi e alla fine il terminale si strappò.
Lucio voleva darmene un altro, ma rifiutai decisamente, quella mattina, per i miei gusti, avevo già fatto troppi danni.
Non sono assolutamente venale e neppure attaccato al danaro, però odio lo sperpero esagerato e in questo caso lo sperpero c’era stato eccome.
In una mattina, tra me e Lucio, avevamo perso sei artificiali, per un costo complessivo di circa 100 euro.
Quel tipo di pesca era divertente e mirato alla cattura di pesci di buona taglia, ma il prezzo da pagare era stato troppo alto.
Certo, magari avevamo avuto la sfortuna di incappare in un fondale troppo accidentato, ma è anche vero che proprio quel fondale ci aveva dato grandi soddisfazioni, della serie: chi non risica non rosica.
Appena rientrati mi fermai al negozio di pesca e comprai altri tre inchiku, valore: cinquantacinque euro, cinquanta euro, scontati.
Belli, coloratissimi, confezionati nella loro scatola, aprii la prima confezione e lo guardai attentamente, ma cosa aveva di tanto speciale per costare quasi venti euro, quasi quarantamilalire?
Si trattava in fondo di un pezzo di metallo ben verniciato con colori metallizzati, ed un artificiale in silicone simile ad un calamaro o un piccolo polpo attaccato al pezzo di metallo per mezzo di un cordoncino doppio.
Al termine del cordoncino erano legati due ami ad altezze diverse in modo che non fosse possibile attaccarsi l’uno all’altro.
Le legature degli ami erano protette da un tubetto termorestringente, tutto qui.
Ma il costo allora da cosa era dato? 100/150 grammi di metallo, un polpetto, un cavetto e due ami.
Valutai il valore attorno a tre euro e gli altri 17? No! non c’eravamo, non mi tornava neppure un po’.
Ero in Sardegna dove tutto diventa difficile per la mancanza da parte mia di qualsiasi attrezzo, ma, mi ripromisi, non appena a casa, di provare a costruirmeli in proprio.
Mi misi dunque alla ricerca delle componenti iniziando dai piombi.
Nonostante la grande varietà presente nei negozi, non riuscii a trovarli del modello che desideravo, per cui acquistai quelli che più si avvicinavano alla forma che avevo in mente, avrei pensato poi io a modificarli.
Anche per gli octopus in silicone, dovevo accontentarmi di un colore o due presenti sullo scaffale e di quella dimensione, oltretutto mi sembravano anche un po’ cari: la confezione da sei costava dieci euro, decisi di lasciarli dove li avevo trovati.
Chiesi allora al negoziante se avessero del cordoncino in Klevar da un millimetro, quello per legare gli ami e fare da trait-d’union (ma perché cavolo scrivo in francese?) insomma, quel cordoncino che serve da collegamento tra la zavorra ed il finto polpetto.
No, non l’avevano, ma potevano procurarmelo, lo trovammo sul catalogo di una famosa azienda della quale mi fido pochissimo sia per la scarsa qualità dei prodotti, tutti cinesi, sia per la poca serietà nel rispettare le proprie garanzie sui prodotti stessi.
Più per curiosità che altro, volli conoscere il prezzo di questo cordoncino, pensando di non aver compreso bene me lo feci ripetere due volte: sette euro al metro, l’oro a peso costa sicuramente meno.
Sull’espositore invece trovai gli ami giusti, ad occhiello, del numero 2 gambo corto e di filo grosso, erano in confezione da dieci ne acquistai 10 bustine, comprai anche il tubetto termo restringente e un paio di confezioni di anellini spaccati adatti a fissare stabilmente il cordoncino al piombo.
Presi anche qualche confezione di perline fosforescenti di tipo allungato del tipo morbido che hanno il foro piccolo.
Finiti gli acquisti nel negozio di pesca, andai di filato nei magazzini Maurys dove avevo visto a prezzi “scannati” le altre cose delle quali avevo bisogno.
Nessuna donna che io conosco acquisterebbe mai quegli smalti da unghie in vendita a 99 cent. dai colori più impensabili e molti con particelle di brillantini in sospensione, per carità, un orrore, e, poi vai a sapere con cosa saranno fatti!!!!
Le signore preferiscono andare nella loro profumeria di fiducia dove la stessa boccetta del medesimo colore, con o senza brillantini, costa almeno una decina di euro, però almeno sanno con cosa è fatto quello smalto: pigmento e acetone, come quello di Maurys a 99 cent. Valle a capire le donne, l’unico è Stefanino, chiedete a lui.
Scelsi una dozzina di colori che andavano dal rosa al blu passando per il verde, il giallo, l’arancio per lo più con i famosi brillantini.
Sempre sullo scaffale a 0,99 trovai una serie di piccoli pennelli per dipingere gli artificiali.
Nell’espositore di vernici spray trovai del bianco puro opaco RAL 9010 e ne presi una bomboletta, con neppure venti euro mi procurai tutto l’occorrente per fare un’infinità di inchiku.
Rimanevano ancora il cordoncino e gli octopus.
Nella merceria vicino a casa che è specializzata in prodotti per tendaggi, trovai il cordoncino che cercavo, totalmente in acrilico e quindi imputrescibile, nei colori rosso e nero, ben intrecciato e resistentissimo, ne presi dieci metri, costo due euro.
Per gli octopus invece mi affidai ad un negozio on line (accidenti a queste parole strangers) dove con cinquanta euro, costo di spedizione compresa, mi inviarono una serie infinita di questi artificiali siliconici, di tutti i colori, le forme e dimensioni, aggiungendo di loro iniziativa, altre confezioni omaggio, chissà se riuscirò mai a finirli.
Una volta in possesso di tutto l’occorrente mi misi all’opera.
Dopo il terzo inchiku che avevo lasciato sul fondo assieme ad una cinquantina di metri di multifibre cominciai a fare il conto di quanto mi stava costando quella mattinata di pesca con gli artificiali.
Rifeci il terminale ed attaccai l’ultimo inchiku, innescai gli ami con due quadratini di mantello di calamaro e lo calai sul fondo.
Lo sollevavo e lo facevo ricalare, lentamente, come mi avevano spiegato e proprio durante questo movimento, avvertii con immediatezza che un pesce era rimasto allamato, dopo una breve lotta un pagello di quasi un chilo finì a pagliolo, era il terzo oltre ad uno scorfanone ed una tanuta di un chilo e mezzo, indubbiamente una bella pescata.
Anche Lucio, mio compagno di pesca, ne aveva presi tre di cui uno sopra i due chili, ma anche lui aveva lasciato sul fondo due artificiali.
Non passò un’ora che anche il quarto inchiku restasse impigliato su fondo, nonostante tutti i tentativi non ne volle sapere di liberarsi e alla fine il terminale si strappò.
Lucio voleva darmene un altro, ma rifiutai decisamente, quella mattina, per i miei gusti, avevo già fatto troppi danni.
Non sono assolutamente venale e neppure attaccato al danaro, però odio lo sperpero esagerato e in questo caso lo sperpero c’era stato eccome.
In una mattina, tra me e Lucio, avevamo perso sei artificiali, per un costo complessivo di circa 100 euro.
Quel tipo di pesca era divertente e mirato alla cattura di pesci di buona taglia, ma il prezzo da pagare era stato troppo alto.
Certo, magari avevamo avuto la sfortuna di incappare in un fondale troppo accidentato, ma è anche vero che proprio quel fondale ci aveva dato grandi soddisfazioni, della serie: chi non risica non rosica.
Appena rientrati mi fermai al negozio di pesca e comprai altri tre inchiku, valore: cinquantacinque euro, cinquanta euro, scontati.
Belli, coloratissimi, confezionati nella loro scatola, aprii la prima confezione e lo guardai attentamente, ma cosa aveva di tanto speciale per costare quasi venti euro, quasi quarantamilalire?
Si trattava in fondo di un pezzo di metallo ben verniciato con colori metallizzati, ed un artificiale in silicone simile ad un calamaro o un piccolo polpo attaccato al pezzo di metallo per mezzo di un cordoncino doppio.
Al termine del cordoncino erano legati due ami ad altezze diverse in modo che non fosse possibile attaccarsi l’uno all’altro.
Le legature degli ami erano protette da un tubetto termorestringente, tutto qui.
Ma il costo allora da cosa era dato? 100/150 grammi di metallo, un polpetto, un cavetto e due ami.
Valutai il valore attorno a tre euro e gli altri 17? No! non c’eravamo, non mi tornava neppure un po’.
Ero in Sardegna dove tutto diventa difficile per la mancanza da parte mia di qualsiasi attrezzo, ma, mi ripromisi, non appena a casa, di provare a costruirmeli in proprio.
Mi misi dunque alla ricerca delle componenti iniziando dai piombi.
Nonostante la grande varietà presente nei negozi, non riuscii a trovarli del modello che desideravo, per cui acquistai quelli che più si avvicinavano alla forma che avevo in mente, avrei pensato poi io a modificarli.
Anche per gli octopus in silicone, dovevo accontentarmi di un colore o due presenti sullo scaffale e di quella dimensione, oltretutto mi sembravano anche un po’ cari: la confezione da sei costava dieci euro, decisi di lasciarli dove li avevo trovati.
Chiesi allora al negoziante se avessero del cordoncino in Klevar da un millimetro, quello per legare gli ami e fare da trait-d’union (ma perché cavolo scrivo in francese?) insomma, quel cordoncino che serve da collegamento tra la zavorra ed il finto polpetto.
No, non l’avevano, ma potevano procurarmelo, lo trovammo sul catalogo di una famosa azienda della quale mi fido pochissimo sia per la scarsa qualità dei prodotti, tutti cinesi, sia per la poca serietà nel rispettare le proprie garanzie sui prodotti stessi.
Più per curiosità che altro, volli conoscere il prezzo di questo cordoncino, pensando di non aver compreso bene me lo feci ripetere due volte: sette euro al metro, l’oro a peso costa sicuramente meno.
Sull’espositore invece trovai gli ami giusti, ad occhiello, del numero 2 gambo corto e di filo grosso, erano in confezione da dieci ne acquistai 10 bustine, comprai anche il tubetto termo restringente e un paio di confezioni di anellini spaccati adatti a fissare stabilmente il cordoncino al piombo.
Presi anche qualche confezione di perline fosforescenti di tipo allungato del tipo morbido che hanno il foro piccolo.
Finiti gli acquisti nel negozio di pesca, andai di filato nei magazzini Maurys dove avevo visto a prezzi “scannati” le altre cose delle quali avevo bisogno.
Nessuna donna che io conosco acquisterebbe mai quegli smalti da unghie in vendita a 99 cent. dai colori più impensabili e molti con particelle di brillantini in sospensione, per carità, un orrore, e, poi vai a sapere con cosa saranno fatti!!!!
Le signore preferiscono andare nella loro profumeria di fiducia dove la stessa boccetta del medesimo colore, con o senza brillantini, costa almeno una decina di euro, però almeno sanno con cosa è fatto quello smalto: pigmento e acetone, come quello di Maurys a 99 cent. Valle a capire le donne, l’unico è Stefanino, chiedete a lui.
Scelsi una dozzina di colori che andavano dal rosa al blu passando per il verde, il giallo, l’arancio per lo più con i famosi brillantini.
Sempre sullo scaffale a 0,99 trovai una serie di piccoli pennelli per dipingere gli artificiali.
Nell’espositore di vernici spray trovai del bianco puro opaco RAL 9010 e ne presi una bomboletta, con neppure venti euro mi procurai tutto l’occorrente per fare un’infinità di inchiku.
Rimanevano ancora il cordoncino e gli octopus.
Nella merceria vicino a casa che è specializzata in prodotti per tendaggi, trovai il cordoncino che cercavo, totalmente in acrilico e quindi imputrescibile, nei colori rosso e nero, ben intrecciato e resistentissimo, ne presi dieci metri, costo due euro.
Per gli octopus invece mi affidai ad un negozio on line (accidenti a queste parole strangers) dove con cinquanta euro, costo di spedizione compresa, mi inviarono una serie infinita di questi artificiali siliconici, di tutti i colori, le forme e dimensioni, aggiungendo di loro iniziativa, altre confezioni omaggio, chissà se riuscirò mai a finirli.
Una volta in possesso di tutto l’occorrente mi misi all’opera.